Smart working: come e dove funziona alla grande

Lo smart working funziona?

Lo smart working funziona o no? La formula del “lavoro agile” (o più semplicemente dell’home working) non è stata inventata nel 2020. Ma indubbiamente la pandemia e le restrizioni hanno imposto a molte aziende di rivedere i propri spazi e favorire il lavoro da casa.
E se questo modello si potesse adattare anche per migliorare il benessere, la produttività e l’efficienza nelle imprese? Noi ne siamo convinti. Ma dipende tutto da come si organizza il lavoro.

I vantaggi dello smart working

Non c’è dubbio: con la pandemia lo smart working ha fatto il balzo. Ben 6,5 milioni di italiani si sono trovati a lavorare con questa soluzione, contro il circa 570 mila dell’anno precedente.
Chi sceglie in genere lo smart working? Soprattutto le grandi imprese, che l’hanno adottata per il 54% dei casi. Ma anche le piccole e medie imprese, già prima della pandemia, lo sceglievano per quasi un lavoratore su 5.

Il lavoro “smart” ha visibili vantaggi per l’impresa:

  • Riduce prima di tutto il costo degli spazi (gli affitti, le utenze e così via);
  • Riduce l’assenteismo;
  • Aumenta la produttività (si stima di un +15%, mica male).

E questa soluzione naturalmente funziona bene anche per i lavoratori:

  • riduce i tempi e i costi di trasferta;
  • offre un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro;
  • fa crescere la motivazione e la soddisfazione;

Se poi avete a cuore l’ambiente, ci sono molti vantaggi legati alla riduzione del traffico e delle emissioni di Co2 in atmosfera.

Gli svantaggi dello smart working

Forse non occorre nemmeno elencarli: quasi tutti abbiamo provato le difficoltà di gestire il lavoro da casa. Tanto che esiste una vera e propria sindrome di “burnout da smart working”, che è aumentata nel 2020.
I sintomi? Ad esempio:

  • l’incapacità di “staccare” dal lavoro;
  • la sensazione (motivata) di non avere più orari;
  • la mancanza di energia e motivazione.

In effetti una situazione di smart working non gestita bene può comportare un allungamento della giornata lavorativa (anche di diverse ore), un aumento delle riunioni e dunque una maggiore stanchezza.

Ci sono poi gli svantaggi legati all’isolamento sociale. E quelli causati dalla scarsa attività fisica, magari combinata con postazioni di lavoro non proprio ottimali per chi soffre di mal di schiena, cervicali o altri mali da vita sedentaria.

Cosa serve per lavorare bene in smart working?

Perché un’attività lavorativa in smart working funzioni davvero occorre un “investimento” su quattro fronti:

  • Tecnologie: tutto ciò che serve per comunicare, collaborare, archiviare e condividere dati, favorire la flessibilità delle postazioni di lavoro;
  • Competenze: in particolare quelle legate alle nuove tecnologie digitali e al loro utilizzo quotidiano;
  • Spazi: superare l’idea della postazione fissa e pensare gli spazi perché siano su misura di diverse esigenze dei singoli professionisti o dei team;
  • Cultura: favorire un modello di lavoro basato sull’autonomia e il senso di responsabilità, lavorare sugli obiettivi, promuovere e far crescere i talenti.

Come possiamo aiutarti?

Siamo dei veri esperti di smart working. Già da alcuni anni, infatti, ospitiamo nei nostri spazi di coworking e nei nostri uffici dipendenti di aziende che hanno scelto questa soluzione. (Ne abbiamo parlato anche in questo incontro e in questo articolo).

Abbiamo postazioni e spazi professionali, attrezzati come deve essere un vero ufficio. Ma abbiamo anche l’antidoto all’isolamento: uno spazio “abitato” da dipendenti e professionisti, in cui nascono relazioni e collaborazioni.

Insomma, abbiamo capito che lo smart working funziona se fa parte di una strategia. Che magari non fa per tutti. Ma che possiamo mettere le nostre competenze e i nostri servizi a disposizione delle imprese che vedono lo smart working come uno strumento per crescere e far crescere il proprio personale.

Vuoi saperne di più? Scrivici a info@zico.me o contattaci al 3317878566.